Di fronte ad una politica del tutto irrazionale è arrivato il momento di agire. Qualche pensiero domenicale
E' un po' snervante riuscire a fare un'analisi critica quando si vive una situazione politica e sociale come quella che vive oggi il nostro paese. Gli impegni della vita quotidiana sono sempre più duri e faticosi per tutti, sempre meno tempo è lasciato alla possibilità di riflettere e analizzare, bisogna agire. Di rado, credo, come in questi ultimi due anni, la scena politica e sociale del paese è andata involvendosi in maniera così incalzante, rapida, quasi frettolosa. Si è sempre in balia di qualcosa, qualche affermazione, qualche azione da parte della maggioranza che si aggiunge subito ad un'altra aberrante appena fatta. E questo accade, per di più, in una situazione di complicata crisi economica generale, non solo italiana.
Come se non bastasse, lo spazio dell'informazione e dell'analisi o dell'approfondimento è estremamente ridotto. Tutto o quasi è in mano ad una visione che se non è del tutto allineata alle posizioni della maggioranza, comunque sia appare conformista, accomodante, spesso connivente. Ci siamo gradualmente abituati a leggere i titoli dei giornali, ad ascoltare le notizie dei telegiornali, non come informazioni ma come prese di posizione. Non ci si meraviglia neanche più quando si viene a sapere che una certa notizia, largamente diffusa nel paese, è completamente falsa. Non che non ci sia modo di formarsi un'opinione diversa dal grigio conformismo che avanza, ma è uno spazio ridotto, destinato solo a chi conosce certi circuiti, a chi può fare certe cose, non certo a tutti, né alla maggioranza della popolazione. C'è internet, ma è difficile districarsi tra i siti, qualche giornale critico con tirature limitatissime, qualche radio, ogni tanto qualche trasmissione su qualche canale alla tv, ma poco, poco altro.
La reazione a questa condizione anche psicologica è generalmente di due tipi. Alcuni si rinchiudono al di qua della vita politica, è il fenomeno dell'antipolitica. Si manifesta diversamente, per esempio si contesta a prescindere, si è distruttivi. Oppure, si parla solo di certe cose, di prezzi che salgono, del calcio, della propria attività professionale. E non è soltanto un atteggiamento di destra. Si sentono parlare così anche persone che stanno a sinistra. Non si parla in questo modo solo al supermercato, al bar o dentro al bus. Altri, invece, si danno un punto fermo di riferimento nella confusione della situazione politica. Anche in questo caso ci sono soprattutto due modi di farlo: c'è chi estremizza la lotta politica, c'è chi la modera cercando di dare sostegno alle istituzioni democratiche consolidate. Sono entrambe posizioni nobilissime in una situazione come questa, si tratta di principi affermati solennemente, che salvaguardano l'identità personale di ciascuno, ma che non consentono affatto di prevedere i comportamenti reali. In poche parole la difficoltà di analisi della situazione è dovuta al fatto di trovarsi di fronte a comportamenti politicamente spesso irrazionali, sia da parte della maggioranza al governo, sia da parte dell'opposizione. La prima tracotante e rigida nella strategia di svuotamento della costituzione e di modifica delle regole del gioco politico, la seconda così inerme, senza strategia di lungo periodo, in balia degli episodi.
Tutto questo non avrebbe conseguenze gravi se si limitasse a mettere in difficoltà l'eventuale storico o il sociologo di turno, un osservatore intellettuale diciamo: il problema è che questa situazione paradossale coinvolge lo stesso pensiero politico al punto da separare totalmente principi teorici e programmi di ampio respiro da azioni concrete, pragmatismo politico, iniziative incalzanti. Si pensi alla politica economica, ma si potrebbero fare tantissimi altri esempi. Tutti sentono che un cambiamento di politica economica è indispensabile e urgente, ma non si formula mai un'analisi o un programma veramente alternativo, se non qualcuno che non ha neppure rappresentanza in parlamento. Lo stesso sulla questione del lavoro, dell'università, etc. E' come se l'evento, il fatto in sé, regnasse da assoluto padrone, per cui dopo l'azione incriminata c'è la levata di scudi, l'opposizione insorge, però poi tutto continua allo stesso modo, perché? Perché si naviga a vista, perché non c'è strategia di lungo corso. E ciò rende ancora più complicata e difficoltosa l'analisi dell'osservatore. Spesso viene voglia di rinchiudersi nella propria riflessione o di difendere la propria tranquillità di spirito appoggiando con un semplice click questa o quest'altra iniziativa su facebook. Ma non basta fare così, in questo momento. Il ruolo di chi analizza, dello storico, del sociologo, del politologo, dell'opinionista (quando è serio), che a molti può sembrare qualcosa di irrisorio o di inutile, è comunque importante e utile in questo contesto così sfuocato. Perché aiuta a chiarire i rapporti sociali, a smascherare il dominio del conformismo, a fomentare libertà di pensiero e di espressione.
Occorre per questo unirsi agli attori sociali e politici che lottano VERAMENTE per rendere evidente la realtà dei rapporti sociali, per svolgere una funzione alternativa al modello imposto attualmente dominante. Cercare nuove forme di partecipazione civile è oggi l'obiettivo principale di chiunque voglia dare un contributo serio a modificare la realtà politica e sociale del paese. Non è più tempo di comitati scientifici di questa o quest'altra fondazione, non è più tempo di centri studi, occorre invece fiancheggiare criticamente la nuova modalità di partecipazione, questa dirompente spinta che viene da quella parte dei giovani di sinistra rimasti finora estranei alla politica vissuta come attivisti, alla freschezza e novità di chi ha deciso di dare il proprio contributo in maniera creativa e originale, mettendo a servizio degli altri la propria passione e le proprie competenze. In definitiva, non è più tempo di riflettere e di tergiversare, ma è giunto il tempo di agire.
(Archivio Alinari)