Giambattista

Scirè

 

"Cristianesimo nella storia", n. 28, 2007, pp. 246-248

La democrazia alla prova

di Giuseppe Battelli

Già autore di svariati contributi riguardanti il rapporto tra cattolici e sinistra italiana durante il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta, Scirè pubblica ora questa corposa e documentata monografia, che dei suddetti lavori costituisce un approfondimento e in certa misura una sintesi. Ricondurne il contenuto a un unico definito tema conduttore è un'operazione che più che difficile appare impossibile. Le stesse parole introduttive della prefazione di Mario G. Rossi e dello stesso autore lasciano intuire che ci si trova di fronte a un libro composito e almeno in parte frammentario. Non per responsabilità dell'autore, del quale va anzi apprezzato lo sforzo di tenere assieme e dare coerenze complessiva a un insieme di luoghi, persone, pensieri, che tale coerenza forse non avevano, nè probabilmente aspiravano ad avere. Ma per l'oggettiva articolazione di una rete di relazioni e di scambi intellettuali che per sua natura sfugge al tentativo, per quanto caparbio e intelligente - e il lavoro di Scirè possiede entrambe queste caratteristiche - di leggere il tutto con un'unica e serrata chiave di lettura. A meno che tale chiave di lettura, esplicita o nascosta che sia nelle pagine di questo libro, la si voglia intendere come il manifestarsi di un'urgenza - la difesa o forse la spinta alla piena perché non ancora realizzata affermazione in Italia di un sistema realmente democratico - che vide intrecciarsi l'impegno intellettuale e civile di uomini dalle radici diverse e dalle finalità operative (attività culturale, pratica politica, riforma religiosa) altrettanto diverse. Urgenza che accompagnano l'intera storia repubblicana del nostro Paese e che ancora oggi, come rivela Rossi nella prefazione, "offre al lettore spunti di riflessione di singolare attualità" (...) In effetti Firenze e il suo ambiente intellettuale, e Mario Gozzini come protagonista dello stesso, sono con tutta evidenza all'origine e per lungo tratto l'oggetto essenziale di questa indagine. Poteva scaturirne l'ennesima rivisitazione di una Firenze "laboratorio di atipicità" - intellettuali, politiche, religiose - cui una storiografia a sua volta fiorentina si dedica ormai da decenni con passione e forse qualche compiacimento municipale, riproponendo il mito dei vari Papini, La Pira, Milani, Balducci, ecc. L'opportunità documentaria di cui ha potuto valersi Scirè parte indubbiamente da lì, ma poi riesce - grazie al cammino extracittadino di Gozzini - ad osservare un orizzonte decisamente più vasto e forse anche più interessante. Un orizzonte che nelle sue linee portanti non era sconosciuto alla storiografia e alla pubblicistica italiana, ma che riceve ora grazie alle carte Gozzini e alla loro attenta analisi proposta da Scirè nuove e importanti puntualizzazioni. Arricchito da una notevole padronanza bibliografica e da un'apprezzabile eleganza di scrittura, il volume di Scirè presenta alcune curiose caratteristiche, tra cui un insieme di puntualizzazioni che non è chiaro se vadano ricondotte al percorso di avvicinamento al tema compiuto dallo stesso autore o se al contrario all'intenzione dello stesso Scirè di guidare alla piena comprensione del contenuto della propria opera un lettore di formazione o comunque di conoscenze "laiche" (...) Si tratta di rilievi che non vanno fraintesi e che aprono certo un problema, relativamente alla difficoltà di chiunque di padroneggiare ambienti, problematiche, codici formali e di contenuto, che erano profondamente diversi e che rimasero tali, nonostante la personale battaglia condotta da Mario Gozzini per avvicinarli (particolarmente bella una sua dichiarazione in proposito, qui inserita come l'epigrafe del volume, p. 7). Ma tali rilievi non inficiano in alcun modo l'apprezzamento per l'alta qualità complessiva di una monografia che merita grande attenzione.